

…ANTONIO GIORATO rispondendo ad una esigenza …
interiore all’età di circa 10 anni inizio la ricerca di un modo per trovare e sperimentare coscientemente la mia interiorità più profonda.
La ricerca raggiunge una svolta importante quando, verso i 30 anni, incontro il maestro Roberto Pinciara, allievo di Taisen Deshimaru, primo patriarca dello zen soto in Occidente. Studio lo zen con il mio maestro per due anni e, in seguito, continuo l’approfondimento della pratica da solo.
Circa 10 anni fa ho avuto il privilegio di praticare anche con il Bodhisattva Giuseppe Figini, della stessa scuola del maestro Pinciara, che ha confermato la correttezza della mia pratica.
La meditazione zen (zazen) consiste principalmente nel sedere immobili di fronte a un muro con la schiena verticale osservando il proprio respiro. Le due cose principali che la caratterizzano sono la totale assenza di uno scopo e del desiderio di trarne un profitto. Questo atto di donazione incondizionata di sé alla pratica permette di liberarsi dalla tirannia dell’ego e, di conseguenza, dalla sofferenza, che a tale tirannia è riconducibile. Tutto ciò significa silenzio interiore, concentrazione, consapevolezza, equilibrio, stabilità, rilassamento, pace oltre a conoscere e ritrovare sé stessi.
L’insegnamento dello zen avviene sotto la supervisione di un maestro o di un praticante anziano. Lo studente siede in silenzio sul cuscino osservando il proprio respiro e mantenendo ben distesa e perfettamente verticale la propria colonna vertebrale.
Talvolta chi dirige la pratica (di solito il maestro) rompe il silenzio di sua iniziativa con qualche parola e tutto finisce lì.
Lo studente pratica in silenzio e talvolta nasce dentro di lui un dubbio.
Allora va dal suo maestro e glielo espone ricevendo il relativo insegnamento.
Questo è tutto.
È molto improbabile che un maestro parli della propria pratica. Semmai potrebbe cercare di parlare dei frutti della sua pratica, anche se risulta molto difficile esprimere a parole perfino quelli.
Perciò il mio invito è questo: parlate dei vostri dubbi relativi alla vostra vita.
Io cercherò di darvi una risposta.
Tuttavia tenete presente che quello che riuscirò a dirvi sarà, per sua natura, solo un pallido riflesso di quanto avreste bisogno.
Antonio Giorato
Lo Zen è una sorta di educazione al contrario, una specie di procedimento per disimparare. Ti insegna come abbandonare tutto ciò che hai imparato, come diventare di nuovo ignorante, come diventare di nuovo un bambino, come iniziare a esistere di nuovo senza l’aiuto della mente, come essere presente senza la mente.
OSHO
In realtà non si deve praticare zazen, ma entrare nello zazen.
Per noi occidentali è difficile accettare il fatto che praticare zen significhi stare seduti e praticare la ricerca del nulla e facilmente crediamo che stando seduti bene o ancora meglio, con le gambe incrociate, stiamo eseguendo questa affascinante pratica.
Ma lo zazen non è solo una posizione ma un’attitudine mentale e psichica, non è un accessorio ma ne è l’essenza.
Nel praticare zazen impariamo a vivere la vita e a non vivere nella vita…ricercando il suo significato non all’infuori di noi, ma in noi stessi…