… Solo quello che è già stato accolto entra nella nostra esperienza.
Noi siamo come l’oceano, dobbiamo accettare ogni onda solo per il fatto che siamo ogni onda.
Christiane
Quando nella vita accadono eventi spiacevoli che non dipendono da noi e che non possiamo cambiare ci rendiamo conto che difficilmente raggiungiamo la profonda accettazione della vita.
Ma, riconoscendo che ad ogni esperienza è già consentito essere qui altrimenti non apparirebbe, possiamo imparare a usare questo termine in modo nuovo…
Normalmente la parte calcolatrice e razionale della nostra mente nel proiettare le conseguenze del nostro agire pratico ci spinge a credere di dover semplicemente soccombere agli eventi esterni ricolmandoci di condizionamenti che ci provocano paure ed ansie Ma, se comprendiamo che l’invito all’accettazione e all’abbandono è rivolto alla nostra dimensione interiore…lentamente le situazioni trovano non solo un loro equilibrio ma anche un significato profondo.
Accettare significa impegnarci totalmente in un lavoro di indagine non accontentandoci di quello che siamo ma vedendoci senza pregiudizi…
Quindi è nell’accogliere e nel permettere, osservando quali influenze ci governano e quali paure e ambizioni ci creano tensioni, che possiamo superare il confine fra l’opportunità di tentare di modificare la nostra condizione e l’accettazione di ciò che viviamo…
Non dobbiamo rassegnarsi ma lasciare andare la resistenza a ciò che accade, al fine di reagire al meglio alle situazioni.
L’accettazione, quando riusciamo a riconoscere e sperimentare gli avvenimenti senza restare intrappolati nell’esperienza, può dunque diventare la reazione migliore per gestire con calma situazioni difficili e imprevedibili.
Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.
Reinhold Niebuhr
L’abituale tendenza a evitare pensieri ed emozioni scomodi, sebbene possa portare ad un temporaneo sollievo, nel lungo periodo può sviluppare delle restrizioni al modo in cui viviamo, ad esempio persone timide che evitano situazioni sociali.
Solo imparando a praticare un atteggiamento di accettazione a tutte le esperienze della vita quotidiana, incluse quelle dolorose, possiamo liberarci dalla sofferenza e dissolvere le turbolenze mentali realizzando che sono le nostre percezioni che le fanno sembrare spiacevoli o spaventose.
Inoltre le emozioni sono temporanee …e solamente quando le combattiamo o le neghiamo le amplifichiamo rendendole persistenti.
Le persone farebbero qualsiasi cosa, non importa quanto assurda sia, per evitare di guardare la propria anima.
C. Jung
Nel restare intrappolati nella paura di incontrare lo spiacevole (avversione) e la paura di perdere il piacevole (attaccamento) riportiamo alla mente eventi negativi che vorremmo dimenticare creando ancora più tensione e sofferenza.
Questa formazione mentale… ci porta a reagire in modo più automatico che appropriato ma se ci liberiamo dalla lotta con il dolore possiamo aprire la strada a nuove possibilità.
Quando non si può più cambiare una situazione, siamo sfidati a cambiare noi stessi.
Victor Frankl
Concludendo è necessario allenare un’attenzione non giudicante e quando un’emozione sgradevole bussa continuamente alla porta della nostra mente significa che è giunto il momento di farla entrare accogliendola, immaginando che sia una nostra cara amica e nell’abbracciarla e vederla andare via… sperimentare un senso di leggerezza.
Questa nuova relazione con le emozioni deve estendersi a tutta la nostra vita, ma questo processo rigenerativo non può aver luogo senza che, anzitutto, si instauri una seria amicizia per noi stessi…
Dobbiamo tenere conto che l’abbandono-accettazione non è un aspetto del cammino spirituale, ma ne è il cuore e alla non accettazione di sé si accompagna inesorabilmente la non accettazione degli altri…
Quanto più apprendiamo l’arte dell’accettazione, tanto più qualcosa cresce in noi: ci rendiamo conto che l’accettazione ci dona la ricchezza di una pace Una pace che porta con sé apprezzamento (invece di attaccamento) per ciò che è piacevole e rispetto per ciò che è spiacevole invece che avversione e paura.
Christiane