Conosci il bambino dentro di te
- 17/12/2019
- Pubblicato da: Christiane Casazza
- Categoria: Crescita personale

…abbraccialo e riconciliati con lui
Il compito dell’adulto e’ far rivivere il bambino che è dentro di se’.
Stephen Littleword
L’infanzia è una fase cruciale per lo sviluppo della nostra personalità perché è il periodo in cui tutto ciò che acquisiamo definirà chi saremo.
Proprio nel suo durante impariamo a distinguere il bene dal male formando il nostro comportamento futuro come persone.
È la fase in cui i nostri genitori, con il loro amore e apprezzamento, ci infondono sicurezza diventando oltre che modelli da seguire anche i nostri eroi preferiti…
La loro condotta e i loro atteggiamenti determineranno la nostra futura percezione della vita, dell’amore, del perdono, etc.
Quindi, un’infanzia sana è ideale per la nostra crescita e maturazione dato che sia le sensazioni di amore e fiducia che di paura e rifiuto resteranno, sin dal grembo materno, impresse nella nostra memoria conscia e inconscia.
Il bambino interiore quindi è il ricordo della piccola creatura che eravamo, con le sue gioie e le sue potenzialità, ma anche con le sue ferite e i suoi ostacoli ed è proprio intorno al risultato di questo assorbito di esperienze e credenze che abbiamo sviluppato il nostro sistema protettivo con le sue maschere e corazze.
Parliamo dunque di quell’aspetto della personalità che rimasta fanciulla continua a trasmetterci giocosità, creatività, stupore ma anche paura, insicurezza, vulnerabilità e un disperato bisogno di attenzione.
Se questa parte, cosi importante di noi, si sente ancora ferita, quella adulta non si svilupperà in modo sano e avremo difficoltà a vivere in modo sereno ed equilibrato.
Questa verità interiore dimenticata, intrappolata o inespressa, resiste e sopravvive dentro di noi e dovrà essere riconosciuta, ascoltata e amata per trasformare positivamente tutti i messaggi negativi del passato che ci portiamo dietro come zavorre.
È importante però non colpevolizzare i nostri genitori di essere i principali responsabili del fatto che noi siamo in un certo modo.
Dobbiamo convincerci che anche loro sono stati un prodotto della propria storia, e ci hanno dato quello che né più né meno a loro volta avevano ricevuto e che, se avessero saputo agire diversamente per mostrarci il loro amore incondizionato, lo avrebbero fatto.
Inoltre da questi insegnamenti possiamo trarre l’opportunità di non fare gli stessi errori di chi ci ha cresciuto.
Al contrario, mostrare loro gratitudine ci può aiutare a lasciarci abbandonare nelle nostre braccia di adulti, sicuri del fatto che avremo sempre la capacità di salvarci e di guarirci da qualsiasi caduta nella vita.
Nelle braccia dei genitori c’è qualcosa di speciale che nessun altro può dare.
Christiane
Jung è stato il primo psichiatra a paragonare questo fanciullo al nostro io reale (vero io) , considerandolo una realtà nella nostra struttura psicologica.
Per lui, se da un lato rappresenta il rinnovamento della vita, la spontaneità, ed una nuova apertura verso il futuro, dall’altro esprime anche un aspetto disfattista che è l’infantilismo e che deve essere sacrificato per poter maturare, se no l’adulto rischia di evitare le responsabilità della vita restando dipendente e pigro.
Di fatto se una persona adulta mette in evidenza nel suo modo di essere molto del suo lato infantile, potrà apparire sicuramente gioiosa e simpatica ma potrebbe non essere capace di prendere decisioni e non riuscendo a cavarsela da solo avere sempre bisogno di appoggiarsi agli altri.
In questo caso, crescere e maturare diventa necessario e positivo ma per uscire dalla vita fantastica dell’infanzia mantenendone intatti i valori bisogna conoscere di questo bambino interiore le contraddizioni, i suoi lati luminosi e quelli d’ombra.
Sarebbe necessario quindi restare bambini pur essendo divenuti adulti, recuperare la spontaneità, la creatività e la fantasia per equilibrare un mondo maturo spesso svuotato, in cui manca facilmente l’entusiasmo e dove esprimere le proprie emozioni è imbarazzante.
Cominciare a comprendere lo stato di benessere o malessere di questo bambino interiore in tutte le sue innumerevoli sfaccettature (felice, ferito, capriccioso, invadente, giocoso, tenero, arrabbiato, spirituale) è un modo non solo per accettare questa parte di noi ma per farla fiorire e recuperarne le qualità.
Quando subiamo un trauma per scollegarci dalla sofferenza reagiamo imparando a sopprimere e negare i nostri sentimenti ma per intraprendere la via della guarigione dobbiamo necessariamente riconnetterci a questo strato di sensazioni dolorose.
Solo nel momento in cui riusciremo ad abbracciare quei sentimenti che soffocavamo, il bambino interiore ferito uscirà allo scoperto e potremo dargli il giusto sostegno in modo che possa riacquistare la fiducia…
…e una volta compreso che ciò che ci è stato fatto era involontario… fare fluire la rabbia repressa per poter lasciare sgorgare finalmente le lacrime..
Dobbiamo tornare come i bambini…liberi da qualsiasi attaccamento e rancore…
e rendere cosi il mondo un posto migliore in cui vivere…
Il bimbo che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che era dentro di sé e che gli mancherà molto.
Pablo Neruda