Chi appartiene solo a sé stesso non può essere abbandonato.
David Leavitt
La seconda ferita è quella dell’abbandono che può svilupparsi, tra il primo e il terzo anno di età, quando non riceviamo il nutrimento affettivo che ci aspettavamo e di cui avevamo bisogno o è risultato diverso dalle nostre aspettative.
Viene risvegliata dal genitore di sesso opposto è non sentendoci amati, come per la ferita del rifiuto penseremo che ci sia qualcosa di sbagliato in noi.
Di conseguenza crescendo, per evitare di rischiare di essere abbandonati, reagiremo diventando dipendenti dagli affetti e dall’approvazione altrui. Non a caso cercheremo quell’amore mancato, in modo quasi smanioso, nei nostri partner.
Ma purtroppo non sentendoci mai soddisfatti, cercheremo continue conferme del suo amore, perché ciò che in realtà staremo facendo è colmare una mancanza…
Potremmo ad esempio sposarci accettando qualsiasi compromesso…
Il chakra leso è il quarto che è quello del cuore e delle relazioni. Infatti facilmente i nostri rapporti risulteranno disarmonici.
Quando si attiva la ferita da abbandono indossiamo la maschera del dipendente che ci fa diventare come dei bambini piccoli e tristi che hanno bisogno di attenzione, e la cerchiamo piangendo, lamentandoci, o sottomettendoci a ciò che accade, in quanto crediamo di non potercela fare da soli.
Inoltre questa maschera ci trasforma in vittime facendoci fare l’impossibile per evitare di essere lasciati, o per ottenere maggiore attenzione. Può addirittura convincerci ad ammalarci, o a diventare vittime di vari problemi, pur di ottenere il supporto o il sostegno che cerchiamo.
Da dipendenti in una forma di autocompatimento amiamo fare gli indipendenti e dire, a chi ci presta ascolto, quanto stiamo bene da soli, e che non abbiamo bisogno di nessuno…
Ma la costante attenzione alla carenza, ci permetterà di resistere e proseguire in una situazione difficile piuttosto che rimanere soli e addirittura per paura di essere abbandonati farci abbandonare precocemente il nostro partner o i suoi progetti.
Inoltre crederemo che quando gli altri sono d’accordo con noi sia una prova d’amore…
Di conseguenza come vittime empatiche, bisognose di presenza e di sostegno avremo
- un atteggiamento da vittima credendo che ciò che ci accade sia dovuto alla sfortuna…
- difficoltà a fare le cose o a decidere qualcosa da soli continuando a cercare presenza e attenzione…
- un estremo bisogno di sentirci sostenuti da chi ci sta attorno…
- capacità sensitive e riuscendo a stabilire facilmente rapporti fusionali con gli altri, entreremo nelle loro emozioni e sofferenze, anche se ce ne serviremo per ricondurre l’attenzione su di noi…
- l’impulso di protagonismo, e ostentando un lato da primadonna, quando ci troveremo in mezzo ad altre persone parleremo di noi, diventando autoreferenziali…
- facilità, al fine di attirare l’attenzione, ad esprimerci in modo spesso drammatico…
- necessità di chiedere consigli e opinioni agli altri, aggrapparci a loro fisicamente e difficoltà ad accettare un rifiuto e quindi a sentirci dire di no…
- disinteresse a seguire in seguito i suggerimenti raccolti in quanto ci interessava solo procurarci attenzione…
- la speranza che se ci occupiamo di qualcuno o gli facciamo un favore un giorno questi farà altrettanto con noi…
- incapacità di fare qualcosa non tanto perché non ci riusciamo, ma perché nutriamo la necessità di essere aiutati…
- spesso una profonda tristezza senza conoscerne il vero motivo e se soli, in una sorta di inconsapevole autocommiserazione, lunghi momenti di pianto…
- dei drammi o delle malattie che utilizzeremo per attirare attenzione e suscitare sentimenti di pietà…
- invecchiando sempre più angoscia all’idea di rimanere soli…
- attrazione e piacere per il sesso…
- sbalzi d’umore, perché destabilizzati dalle nostre stesse emozioni, un giorno potremo sentirci allegri ma un altro tristi…
- in presenza di una persona arrabbiata o aggressiva l’atteggiamento di bimbo impaurito…
- spesso le seguenti espressioni: solo… assente… solo… non reggo… mi stanno col fiato sul collo… mi mangiano… ho lasciato perdere… etc…
- continuamente queste domande nella nostra mente… ti lascio prima che sia tu a lasciare me… se vai via, non tornare… nessuno mi appoggia… non posso sopportare tutto questo…
- preferenza per i balli che prevedono il contatto fisico, perché potremo incollarci al partner…
- abitudine a sprofondare nella poltrona o nella sedia, oppure ad appoggiarsi a qualcosa come il bracciolo o alla spalliera della sedia vicina a noi…
- preferenza ad indossare indumenti larghi, che ci cascano addosso…
In correlazione il nostro corpo risulterà
- snello, ma poco tonico e senza energia…
- allungato, esile, sottile, floscio, ipotonico e con il sistema muscolare sottosviluppato…
- con braccia pendenti che sembrano troppo lunghe, gambe deboli e diverse parti del corpo cadenti o flaccide…
- spalle cadenti e incurvate e schiena curva, che tende a inclinarsi in avanti…
- alcune parti del corpo situate più in basso del normale…
- occhi grandi, tristi o spioventi, sguardo magnetico…
- vocina da bambino o lamentosa…
Soffriremo soprattutto di problemi alla schiena, asma, bronchite, emicrania, ipoglicemia, agorafobia, diabete, ghiandole surrenali, miopia, isteria, depressione, malattie rare che attirano maggiormente attenzione , malattie incurabili.
Saremo delle buone forchette con tendenza alla bulimia, preferiremo gli alimenti morbidi e mangeremo lentamente.
Le ferite causate dall’abbandono non sono facili da curare e ci faranno lavorare sulla paura della solitudine, sul timore di essere rifiutati e sulle barriere invisibili del contatto fisico.
Attiveremo questa ferita e indosseremo la sua corrispondente maschera quando
avendo bisogno di attenzione e credendo di non potercela fare da soli ci trasformiamo in bambini piccoli che piangendo, lamentandosi, o sottomettendosi a ciò che accade la ottengono…
facciamo l’impossibile per evitare di essere lasciati o per ottenere maggiore attenzione…
possiamo convincerci, per ottenere il supporto o il sostegno che cerchiamo, ad ammalarci o a diventare vittima di vari problemi…
Alimenteremo questa ferita ogni volta che
abbandoniamo un progetto che ci stava a cuore…
ci lasciamo andare, non occupandoci abbastanza di noi…
non ci concediamo l’attenzione di cui abbiamo bisogno…
ci aggrappiamo troppo agli altri spaventandoli e così facendo facciamo del nostro meglio per perderli, trovandoci nuovamente soli…
facciamo soffrire molto il nostro corpo, creandoci, allo scopo di attirare l’attenzione, delle malattie…
Cominceremo a rimarginare questa ferita quando
sostituiremo il timore dei momenti di solitudine con un dialogo interiore positivo e speranzoso…
ci sentiremo bene anche da soli…
cercheremo meno l’attenzione altrui…
Nel cominciare e proseguire progetti nuovi, anche se le persone intorno a noi non ci appoggiano, la vita sarà meno drammatica…
Il nero è il colore di questa ferita e la sua visualizzazione può aiutarci ad acquisire consapevolezza dello stato di abbandono.
Grazie al potere di questo colore possiamo diventare più autorevoli e padroni del nostro corpo.
ZEN …l’arte di vivere
Chi si trova in una situazione di questo genere vive una situazione che lo fa sentire incompleto. Essenziale, per prima cosa, è rendersi consapevoli della carenza affettiva ed esistenziale che si sta vivendo, eventualmente anche facendosi aiutare, se non ci si sente in grado di affrontare la problematica da soli. In ogni caso, una volta raggiunta la piena consapevolezza della propria situazione, il passaggio successivo dovrà necessariamente essere la sua piena accettazione; per quanto questo sia un altro passaggio molto difficile, è essenziale compierlo senza lasciare zone d’ombra. Solo a questo punto ha senso cominciare a considerare il fatto che, nonostante l’abbandono, in realtà non ci è mai mancato e non ci manca nulla, siamo persone complete e perfettamente in grado di vivere la nostra vita in modo sereno, felice ed equilibrato. In realtà l’abbandono ci ha ‘semplicemente’ messo in condizione di avere dei parametri di valutazione scorretti sia verso noi stessi che verso gli altri, non ha mai alterato, né avrebbe mai potuto farlo, ciò che siamo. Tutto questo va prima compreso mentalmente, ma poi va sperimentato: dobbiamo fare esperienza di noi stessi completamente e profondamente. Questo sarà il passaggio decisivo, quello grazie al quale potremo scardinare il senso di mancanza di cui soffriamo. Riassumendo, i passaggi per la guarigione sono tre: individuazione del problema, piena consapevolezza e totale accettazione del problema e, infine, soluzione del problema attraverso l’esperienza di sé.
Antonio-Zen
Cosa si intende per esperienza di se cosa dovrei fare?esperienza di noi stessi profondamente in che senso?
cara Maria
ti lascio il mio contatto whatapp 349 1475269 per poterti spiegare meglio il concetto sarà più facile parlarne a voce…
buone feste