Le emozioni inespresse
- 25/11/2019
- Pubblicato da: Christiane Casazza
- Categoria: Crescita personale

…non muoiono mai.
Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.
Sigmund Freud
Le emozioni sono energie, se non escono restano dentro di noi…
Reprimere o negare le nostre emozioni può procurarci una bassa autostima, ansia, depressione, isolamento oltre a disturbi psicosomatici quali mal di testa, tensione muscolare, problemi gastrointestinali, dermatologici…
Ad esempio l’ ipertensione facilmente scaturisce proprio da un eccessivo controllo delle fantasie, desideri e progetti.
Le dermatiti possono rivelare sentimenti di disistima, vergogna, timore di non essere accettati. La psoriasi può comparire dopo una separazione mentre i disturbi legati alla tiroide sono spesso procurati da sentimenti di tristezza profonda per non essere riusciti ad esprimersi come si sarebbe voluto.
L’ansia, che può facilmente degenerare in attacchi di panico, è indicativa di una natura che vuole emergere ma viene soffocata.
Invece la rabbia repressa e il risentimento vanno a colpire il fegato.
Di conseguenza quando il corpo arriva a comunicare, significa che non siamo riusciti a incanalare in una valvola di sfogo esterna il nostro stato emotivo.
Ci sono un’ampia varietà di motivi che ci portano a reprimere le nostre emozioni come ad esempio il non stare bene, il quieto vivere, il farci accettare e farci vedere deboli.
Solo esprimendo liberamente le nostre fragilità, le nostre paure e insicurezze potremmo ritenerci forti e coraggiosi e interagire in maniera costruttiva nei rapporti interpersonali.
Quello che dobbiamo fare è quindi lasciar fluire tutte le emozioni…
Qualsiasi sia il disturbo in questione, è fondamentale prevenirne l’insorgenza dando maggiore attenzione a quei segnali corporei che il fisico tenta, troppo spesso invano, di mandarci.
Per imparare a riconoscere, comprendere, accogliere, accettare, esprimere e condividere ogni turbamento emotivo è fondamentale recuperare innanzitutto la dimensione corporea e ludica
Questa attitudine tende ad affievolirsi nella vita adulta perché crescendo il contesto socio-culturale ci conduce a privilegiare il canale comunicativo della ragione, del pensiero, della razionalità.
Non siamo quasi mai consapevoli che nel perdere la dimensione corporea andiamo a creare i blocchi emotivi che condizioneranno la nostra istintività, il rapporto con noi stessi e con gli altri.
Quindi per rivivere liberamente i nostri impulsi dovremmo osservare i bambini perché sono autentici , non hanno paura di esprimere i loro stati d’animo e quando sono arrabbiati piangono disperatamente, gridano, sbattono i piedi, agitano le mani.
La loro rabbia come la loro gioia è sempre visibile in ogni parte del loro corpo.
Perciò riappropriamoci del nostro essere bambino, apriamoci all’esplorazione, alla ricerca ingenua e senza giudizio e impariamo ad esprimere la rabbia, ad accogliere la tristezza, a comprendere la paura…impariamo a vivere, abitare e sentire le nostre emozioni, per raggiungere il rapporto armonico tra il corpo e la mente…che non sono altro che gioia, felicità.
Quando un’alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l’anima è malata.
Roberto Gervaso